Super Tuscan
I Supertuscan sono dei vini rossi prodotti in Toscana che non seguono, di proposito, un determinato disciplinare di produzione. Questo termine, che non indica una denominazione, è stato...Mostra di più
Super tuscan, la rivoluzione dei vini toscani
I Super tuscan sono tra i vini toscani (ma anche vini italiani) più noti all’estero. Oggi mostri sacri del vino del Belpaese, hanno alle spalle una storia di rivalsa. Chi li ha creati? Come mai si chiamano così? Quali sono le tenute più prestigiose?
I vini Super tuscan, dall’egemonia del Chianti…
I vini Super tuscan oggi sono i miti tra i miti dei vini della Toscana. Consacrati al rango di super star dalla critica internazionale, per lungo tempo hanno fatico a emergere nella percezione della critica enologica d’Italia. Rivoluzionari, innovativi e internazionali, i vini Super tuscan nascono in un contesto all’epoca religiosamente fedele alla tradizione. Infatti si può dire che inizialmente i Super tuscan si identificano come altro da qualcosa, in particolare altro da Chianti.
La storia inizia con la prima riflessione sul blend del Chianti. In principio è il barone Bettino Ricasoli, della stessa antica famiglia proprietaria dell’azienda Barone Ricasoli. Egli è un grande appassionato di vini e stabilisce quello che diventa il modello per tutti i produttori di Chianti dopo di lui. È lui a comprendere le potenzialità dell’uva Sangiovese nel territorio della Toscana. Nella ricetta del Chianti che egli formula, se il Sangiovese è il protagonista, il blend contiene il Canaiolo, che dona colore e dolcezza, ma anche vitigni a bacca bianca, come il Trebbiano e/o la Malvasia Toscana, per un’aggiunta di acidità.
Questa rimane la maniera di fare Chianti per lungo tempo. Una miscela sacra e intoccabile perché ritenuta perfetta. Diventa così il blend normalizzato dalla DOC Chianti, quando questa viene istituita nel 1967.
… al successo del Sassicaia
Dalla denominazione Chianti restano esclusi tutti quei vini che non seguono la ricetta Ricasoli. Ciò significa che i 100% Sangiovese devono accontentarsi della qualifica di Vino da Tavola (e in seguito IGT Toscana). Come accade, per citare un esempio, per il Coltassala di Castello di Volpaia, un Sangiovese in purezza che oggi è uno dei cru migliori della tenuta.
Ne restano naturalmente esclusi anche i vini che sperimentano vitigni diversi dal Sangiovese. Ma una piccola grande rivoluzione avviene intorno agli anni ’60 e l’apripista è il celebre Sassicaia della Tenuta San Guido.
Il visionario marchese Mario Incisa della Rocchetta, dopo i suoi studi di Agraria a Pisa, comincia a covare il sogno di un vino toscano che ricordasse lo stile di Bordeaux. Ispirato dal terreno sassoso simile a quello delle Graves (che significa ghiaia) bordolesi, il marchese si mette a piantare Cabernet. Il nome Sassicaia deriva proprio da questi terreni ghiaiosi.
Grazie ai consigli di Carlo Guerrieri Gonzaga, fresco di studi agricoli, si iniziano ad utilizzare le botti di legno piccole, le barrique. A dir poco insolita, l’idea del Cabernet e di vinificazioni in barrique non riscuote altro che dubbi nei primi tempi. Il vino non viene commercializzato per lungo tempo, rimanendo destinato al consumo in famiglia.
Arriviamo al 1972 quando l’enologo della famiglia Antinori, il grande Giacomo Tachis, assembla un taglio di diverse annate (dal ’65 al ’69), che esce finalmente in commercio con etichetta 1968. La stampa italiana inizia finalmente ad accorgersi di questo straordinario esperimento vitivinicolo, quando Veronelli nel 1974 pubblica un articolo entusiasta a proposito del Sassicaia 1968 della Tenuta San Guido. La consacrazione alla ribalta internazionale arriva a Londra, alla degustazione alla cieca organizzata da Hugh Johnson nel 1978. Egli inserisce fra i 30 migliori Cabernet Sauvignon del mondo Sassicaia 1972. La concorrenza viene sbaragliata, tra cui anche i più famosi château bordolesi.
I Super tuscan vengono riconosciuti per la loro qualità
Il nome Super tuscan sembra sia stato coniato dalla stampa americana, per riferirsi a tutti quei vini toscani, che sul modello esemplare del Sassicaia, vedono i disciplinari esistenti come troppo restrittivi. I punteggi altissimi concessi dalla critica americana valgono l’esplosione del loro successo negli Stati Uniti.
Questi vini si devono a lungo accontentare della qualifica di Vini da tavola. Ma c’è aria di cambiamento negli anni ’80 e il successo del Sassicaia ispira il riconoscimento della DOC Bolgheri nel 1983.
Il Sassicaia, che nel 2018 festeggia i suoi 50 anni, apre le porte della celebrità, ma altri esperimenti vengono fatti. Il Vigorello di San Felice già nel 1968 sperimentava un blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Il Tignanello dei Marchesi Antinori è un altro esempio dei pionieri del Cabernet Sauvignon aggiunto al Sangiovese. Più avanti nel ’78 la Tenuta Tignanello inizia a produrre anche il grande Solaia: Cabernet Sauvignon (60%), Merlot (25%), Cabernet Franc (12%) e Petit Verdot (3%). Anche la Syrah viene utilizzata, come nel Guado al Tasso di Antinori o nello Scrio di Le Macchiole. Il grande boom di questo successo si ha tra gli anni ’80 e ’90, quando nel frattempo molti di questi diventano assurgono all’IGT o alla DOC.
A partire dagli anni ’90 si separa dai cosiddetti Super tuscan il filone di coloro che hanno voluto innovare rispetto alla ricetta Ricasoli, ma meno radicalmente. Nel 1994 il disciplinare del Chianti Classico ammette il Sangiovese in purezza e due anni dopo autorizza fino al 15% di Cabernet. A partire dal 2015 le varietà a bacca bianca non sono più autorizzate.
Super tuscan, vitigni internazionali alla maniera chiantigiana
Una delle qualità dei vini Super tuscan risiede nell’arte di associare vitigni e terroir. Se è vero che il Sangiovese è il vitigno autoctono più rappresentativo della storia della vinicola della Toscana, e che si presta a interpretarne il territorio in maniera ideale, è anche vero che non è l’unico. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, benché di origini francesi, su suolo chiantigiano diventano terrosi e si profumano di viola e peonia.
La grandezza dei Super tuscan si trova inoltre nella loro straordinaria capacità di evoluzione. Muscolari e scontrosi in giovinezza, nei decenni sviluppano l’elegante finezza e la nobile rotondità dei più prestigiosi vini del mondo.
Nati da uno spirito ribelle e innovatore, la storia gli ha poi dato ragione. I Super tuscan rimangono tra le stelle più luminose del firmamento dei vini italiani.