Michele Chiarlo
Michele Chiarlo firma dei vini di grande qualità, complessi ed ampi. La cantina si trova nel villaggio di Calamandrana, sulle colline di Canelli. Le parcelle hanno un'ottima esposizione, i suoli sono...Mostra di più
Michele Chiarlo
Tra Langhe, Monferrato e Gavi, troviamo la Cantina Michele Chiarlo. Passione, tradizione sostenuta da uno sguardo pop sulla modernità, arte, cultura, sostenibilità e grandi cru di Barolo, Barbaresco, Nizza e Gavi: tutto questo e molto altro disegna il profilo di uno dei più grandi viticoltori del Piemonte.
Michele Chiarlo e la fede nel terroir
Michele Chiarlo nasce nel 1938 in una famiglia di contadini. Suo padre si lascia convincere ad iscriverlo alla scuola di enologia di Alba solo in cambio di una promessa: Michele dovrà essere sempre promosso. Disciplina e rigore non gli mancano e, dopo le prime esperienze nel mondo della viticoltura, nel 1956 fonda l’azienda che porterà il suo nome. All’epoca non era ancora scontata la consapevolezza del valore del terroir piemontese, tuttavia Michele Chiarlo non ha mai dubitato. Ci crede fino in fondo e fin dagli anni ‘60 si batte per il riconoscimento del vino italiano all’estero. Un impegno che – oggi lo possiamo toccare con mano – è stato ampiamente ripagato.
Con gli anni ’70 arriva la certezza e il consolidamento del successo. La costruzione di una nuova e più moderna sede a Calamandrana, nonché l’acquisto delle migliori parcelle di Langhe, Monferrato e Gavi ne sono i risultati. A fine anni ’80 acquista cru del Barolo a Cerequio e Cannubi, assicurandosi terreni tra i più prestigiosi dell’Italia tutta. Nel 1995 si aggiunge all’inestimabile collezione di grandi terreni di Michele Chiarlo la Tenuta La Court, dove nasceranno solo i migliori Barbera e Nizza.
Tradizione, pop e arte: alcune delle parole chiave di Michele Chiarlo
Tradizione è una parola che ricorre spesso quando si parla di vino, ma in questo caso è un’attitudine che si applica affinché ciò che di buono c’è nella memoria della terra si intrecci con la modernità e il mondo che cambia. Michele Chiarlo coltiva solo vitigni autoctoni – Nebbiolo, Barbera, Cortese e Moscato – e solo sulle colline in cui la cultura del vino è un tutt’uno con la cultura degli uomini. I vini che si producono però non sono destinati solo ed esclusivamente agli specialisti. Con un atteggiamento futurista che si impegna ad uscire dai musei, quelli di Michele Chiarlo sono vini pop destinati alla convivialità.
Consapevole che la natura è già di per sé un’espressione estetica, Michele Chiarlo, non immune al fascino dell’arte, ha deciso che le colline Patrimonio dell’Unesco, su cui ha la grazia di vinificare, dovevano anche ospitare l’opera dell’uomo. Sui 110 ettari vitati della proprietà, Land art e appuntamenti culturali colorano la vita in vigna. L’Art Park La Court è un “museo a cielo aperto” creato nel 2003, che si estende sui 20 ettari della tenuta omonima. Tra un filare e l’altro, il parco vive la sua pacifica vita all’ombra dalle sculture di artisti internazionali.
Michele Chiarlo: l’amore per il territorio
L’obiettivo di creare vini che incontrino i gusti moderni, non implica un’attenzione minore nella loro elaborazione. Al contrario, Michele Chiarlo mira alla perfezione. I grandi cru della proprietà non sono mai stati vinificati nelle annate minori.
La rigorosa scelta di vinificare solo vitigni autoctoni e in purezza, senza assemblaggi, fa parte del disegno di rappresentare l’espressione del terroir piemontese. Il rispetto del territorio è un imperativo, che si esplicita nella preservazione degli equilibri naturali e della biodiversità.
L’agricoltura virtuosa e a basso impatto ambientale di Michele Chiarlo passa per concimazione naturale, inerbimento, diradamenti qualitativi, sovescio con sostanze nutritive, lotta biologica agli insetti nocivi… Le tecniche e i tempi sono scelti, più che con cura, con amore. Dopo una serie di analisi in laboratorio e assaggi in vigna, i grappoli vengono selezionati e vendemmiati – rigorosamente a mano – al momento giusto, non un istante prima.
Michele Chiarlo: un fare vino rigoroso e sostenibile
Le vinificazioni sono, nell’interezza del processo, volte ad essere preservative e non invasive. Gli acini vengono pressati dolcemente, avendo cura di non spaccare le bucce. Le fermentazioni sono attente a rispettare le identità di ogni singolo vitigno, in tini troncoconici di legno. Il cappello viene frequentemente bagnato, le temperature sono controllate. Ogni parcella è vinificata a parte.
Il legno ha un ruolo ben dosato nell’elevazione dei vini, in modo che non sovrasti mai il profilo di ogni uva. Per Barolo, Barbaresco e Nebbiolo si tratta di botti di grandi e medie dimensioni, per Barbera e Nizza botti grandi e piccole alternate. I bianchi affinano in acciaio. I grandi cru si elevano un anno in bottiglia prima di lasciare la proprietà.
Bottiglie d’altronde che vengono scelte più leggere, cioè con una minore quantità di vetro, la cui produzione implica una minore quantità di CO2. Anche nel packaging infatti si ritrova la filosofia attenta di Michele Chiarlo, il quale ha deciso di destinare il cartone, al posto del legno, al trasporto delle bottiglie. Impatto ambientale più basso e facilità di riciclaggio. Il rispetto dell’ambiente si traduce in tutta una serie di accorgimenti che fanno sì che l’attività vinicola non impatti troppo sugli equilibri naturali. Come per esempio il vertical garden che ricopre la facciata della cantina. O il fatto che a Palás Cerequio, il Relais dedicato ai cru di Barolo, si trova una stazione di ricarica gratuita della rete Tesla. O il fatto che nella Tenuta La Court tutti i tralicci elettrici sono stati interrati e i pali in cemento sostituiti con quelli in legno, a spese dell’azienda stessa.
Barolo DOCG, Barbaresco DOCG, Nizza DOCG e Gavi DOCG. I grandi cru di Michele Chiarlo godono, a ragione, del più alto riconoscimento qualitativo concesso dallo Stato italiano.