Châteauneuf-du-Pape
Sebbene i vigneti di Châteauneuf risalgano al XII secolo, fu nel XIV secolo, quando i papi francesi sedevano ad Avignone, che Châteauneuf-du-Pape assunse una dimensione viticola importante. La...Mostra di più
Châteauneuf-du-Pape, dalla cattività avignonese ad oggi, un successo senza tempo
Châteauneuf-du-Pape, una denominazione della Valle del Rodano meridionale che deve la sua origine all’impulso della Chiesa, deve invece il suo grande successo al leggendario know-how tramandato nei secoli, capace di esprimere al meglio i suoi più di venti vitigni.
Le origini della denominazione
Come si può già dedurre dal suo nome, l’AOC (Appellation d’Origine Contrôlée) Châteauneuf-du-Pape possiede una storia intrinsecamente legata alla grande Storia, e in particolare a quella della Chiesa. Nel XIV secolo, durante i 70 anni in cui il Pontificato ha spostato la sua sede ad Avignone, i papi hanno dato grande impulso alla viticoltura della zona.
Dopo che Clemente V era venuto ad Avignone nel 1314, inizialmente senza l’idea di restarvi, il suo successore Giovanni XXII rende ufficiale il trasferimento della Santa Sede. Se è il primo a scoprire la ricchezza del territorio di Châteauneuf-du-Pape, è il secondo a far costruire la fortezza-residenza estiva papale nel villaggio. Sempre grazie a Giovanni XXII il vino qui prodotto ottiene lo status di Vin du Pape. Servito alla tavola del Papa e bevuto da tutti gli ambasciatori in visita, inizia presto a viaggiare e a raggiungere altre corti.
Con un’unica battuta d’arresto durante il periodo a cavallo di XIX e XX secolo, quando i vigneti di tutta Europa vengono colpiti dall’epidemia di fillossera, i vini di questa denominazione conoscono, durante il corso della loro storia, una lunga parabola ascendete che li porta oggi ad occupare un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. Nel 1936 Châteauneuf-du-Pape diventa la prima AOC di Francia.
Il vigneto di Châteauneuf-du-Pape
Il vigneto dell’AOC Châteauneuf-du-Pape si situa tra Orange e Avignone, nelle Côtes-du-Rhône del Sud, e si estende su 3.200 ettari, dominando la piana di Comtat. Godono del diritto di fregiarsi della denominazione solo i vini prodotti sui comuni di Châteauneuf-du-Pape, Bédarrides, Courthézon, Orange e Sorgues. I vini rossi sono largamente maggioritari, 94% della produzione, contro il 6% di bianchi.
In principio era la Grenache. Originaria della penisola iberica, allevata ad alberello (taille gobelet) per permettere alle foglie di fornire ai grappoli un maggior riparo dal sole, la Grenache è il vitigno principe della zona. Rustica, capace di resistere allo stress idrico estivo e al forte vento della zona, gli acini hanno la buccia piuttosto sottile (con l’effetto di colorare in maniera leggera il vino) e apportano ai vini una debole acidità.
L’AOC ha consentito insieme all’utilizzo di quest’uva, che resta comunque quasi sempre maggioritaria negli assemblaggi, anche quello di altri vitigni: Cinsault, Mourvèdre, Syrah (per cui è privilegiato l’allevamento a guyot), Muscardin, Clairette e Bourboulenc sono i più diffusi, ma sono permessi anche Counoise, Roussanne, Picpoul, Picardin, Vaccarèse e Terret Noir. Si va quindi da espressioni 100% Grenache (Château Rayas, Maison M. Chapoutier), attraverso una gamma estremamente variabile, fino ad arrivare a vini rossi che comprendono ben 13 varietà (Château de Beaucastel).
Terreno e clima a Châteauneuf-du-Pape
L’AOC Châteauneuf-du-Pape si trova su un terreno particolare. Il substrato è costituito da un terreno pietroso di quarzo, argilla e sabbia, costituitosi un milione di anni fa. Al di sopra di esso si estende uno strato di rocce sedimentarie, provenienti dalle Alpi francesi, che rotolando a valle e frantumandosi (da qui il nome galets roulés), scesero verso il Rodano. Queste rocce hanno la particolare capacità di immagazzinare il calore del sole durante il giorno e rifletterlo sulle piante di vite durante la notte.
Con un clima mediterraneo, inverni miti ed estati calde, questa è la zona più secca della Valle del Rodano. Sono circa 2.800 le ore di sole all’anno (di cui un migliaio solo in estate) e il Maestrale soffia irruento e frequente su queste terre. Questo vento è in effetti molto apprezzato dai viticoltori, poiché riduce la pluviometria e, in questo modo, anche le condizioni favorevoli allo sviluppo delle malattie. In primavera invece protegge la vigna dal gelo con la sua corrente d’aria.
Le caratteristiche specifiche di questo terroir permettono alle uve di sviluppare particolare opulenza, corpo e una gamma complessa di aromi.
Le pratiche di agricoltura
Le regole e limitazioni imposte dall’AOC sono piuttosto stringenti. Vendemmie manuali, eliminazione delle bacche insufficientemente mature o avariate, rendimenti fissati a 35 hl/ha (uno dei più bassi della Francia), gradazione alcolica minima di 12,5 gradi… Sono solo alcune delle direttive da rispettare.
Di fatto però, anche se non imposte dal disciplinare, le pratiche di agricoltura tendono perlopiù ad essere molto rispettose dell’ambiente. Viticoltura ragionata, viticoltura biologica e in certi casi biodinamica: un certo numero di tenute di Châteauneuf-du-Pape possono fregiarsi di certificazioni che attestano il loro impegno sul piano ecologico e della biodiversità. Al giorno d’oggi 1/4 del vigneto è condotto in agricoltura biologica o in conversione.
La Mitrale di Châteauneuf-du-Pape
Una caratteristica comune a tutti i vini della denominazione risiede, in effetti, al difuori del vino stesso, ovvero nella bottiglia – questo non deve stupire, poiché con 13 vitigni che possono rientrare negli assemblaggi si hanno, per forza di cose, stili molto diversi fra di loro.
La bottiglia, salvo contenitori personalizzati, è sempre la Mitrale. Si tratta di una bottiglia con un logo xerigrafato, che ritrae la tiara papale e le chiavi di san Pietro. Al di sopra si trova la scritta in lettere gotiche “Châteauneuf-du-Pape”. Cifra distintiva dei vini dell’AOC, questa bottiglia è anche garanzia di originalità, in un mercato in cui la contraffazione è purtroppo all’ordine del giorno.
I più grandi esempi di Châteauneuf-du-Pape
Sono diverse le proprietà che in quest’AOC godono di una meritata e ampia fama. Esteso per 70 ettari sull’altipiano di La Crau, il vigneto del Domaine du Vieux Télégraphe, fondato nel 1898, è il portabandiera dei vigneti della famiglia Brunier. I tre vini prodotti, Vieux Télégraphe rosso e bianco e Télégramme rosso (secondo vino della casa), rispecchiano il carattere della terrazza ghiaiosa da cui provengono le uve.
Il Domaine de la Vielle Julienne invece è stato acquistato dalla famiglia Daumen nel 1905 e per un primo periodo ha privilegiato la vendita di vino sfuso, concentrando l’attenzione sulla gestione del vigneto. La vendita delle bottiglie inizia negli anni ’60, ma tutt’oggi resta il vigneto il punto nevralgico per la produzione dei grandi vini. Rispetto del territorio, con un uso molto limitato degli agenti chimici e pratiche agricole tendenti alla biodinamica. 10 ettari forniscono vini nell’AOC Châteauneuf-du-Pape e 5 ettari nell’AOC Côtes-du-Rhône.
I 100 ettari di vigna Château Beaucastel producono per i 3/4 nell’AOC Châteauneuf-du-Pape (Château de Beaucastel) e 1/4 nell’AOC Côtes-du-Rhône (Coudoulet de Beaucastel). Tutti e 13 i vitigni dell’AOC vi sono rappresentati. Con più di 500 anni di storia alle spalle, la proprietà ha sviluppato al giorno d’oggi un filosofia di ricerca di autenticità e tipicità in una condotta del vigneto in agricoltura biodinamica del 1974. Cuvée fiore all’occhiello della casa, amatissima tutti gli anni dalla critica, Hommage à Jacques Perrin ha un assemblaggio a maggioranza di Mourvèdre (60%).
Le origini di Château La Nerthe risalgono ai tempi stessi della Cattività avignonese e i suoi vini sono realmente finiti sulle tavole dei papi francesi. Sono coltivate 12 le varietà della zona e le vigne sono in agricoltura biologica dal 1998.
Sapori, aromi e accordi
I vini rossi sfoggiano una complessità eccezionale. Potenti, corposi, ampi in bocca fanno prova di una palette aromatica molto variegata: frutta matura, mora, ribes nero, spezie, note tostate. Si abbinano perfettamente a piatti dai sapori importanti, come selvaggina o formaggi saporiti.
I bianchi sono leggermente abboccati, rotondi, ricchi, fruttati e floreali, che evolvono verso gli aromi di miele e di boisé con gli anni. L’accordo perfetto si ottiene con pesce, carni bianche, e formaggi non poco stagionati.