Brunello di Montalcino
Il Brunello di Montalcino è uno dei vini rossi italiani più rinomati in Italia e nel mondo. Dal 1980 gode del massimo riconoscimento del sistema italiano, cioè la DOCG (Denominazione d’Origine...Mostra di più
Brunello di Montalcino, tutta l’eccellenza della Toscana
Prima DOCG italiana in assoluto, il Brunello di Montalcino ha conquistato in poco tempo i palati degli intenditori di tutto il mondo. Fine, elegante, voluttuoso, affascinante… venite a scoprire tutte le sfumature di questo vino d’eccezione.
La nascita del Re del Sangiovese
Il Brunello di Montalcino DOCG, insieme al Barolo DOCG, è sicuramente il vino italiano più longevo. Il suo territorio di produzione comprende la zona del comune di Montalcino, in provincia di Siena, in Toscana. Nonostante le recenti origini ufficiali, le prime testimonianze della qualità dei vini prodotti in questo territorio risalgono al Medioevo.
Fino alla seconda metà del XIX secolo, il vino più rinomato della zona era il cosiddetto Moscadello di Montalcino, un vino bianco particolarmente dolce. Fu il farmacista Clemente Santi a lanciarsi nella vinificazione in purezza del vitigno Sangiovese. Per i suoi esperimenti Santi scelse il Sangiovese Grosso, così chiamato per lo spessore della sua buccia contenente la maggior parte delle sostanze caratteristiche del vino. Questa varietà di uva era localmente conosciuta come “Brunello” per via del colore particolarmente scuro degli acini.
Il primo riconoscimento ufficiale in cui si menziona un vino chiamato Brunello risale al 1869 quando, in occasione della Fiera Agricola di Montepulciano, Clemente Santi vinse due medaglie d’argento per il suo vino, il Brunello, appunto. Da quel momento in poi, il vino vinse svariati premi, spingendo numerose altre famiglie del territorio a lanciarsi nella sua produzione.
Nel 1885 Santi lasciò in eredità la sua tenuta al nipote Ferruccio Biondi Santi. Resosi conto della straordinaria qualità di questo vino possente ed armonico, Ferruccio si dedicò completamente ad onorare il sogno del nonno. L’importanza del suo ruolo nello sviluppo del nuovo vino fu tale che ne venne dichiarato il creatore ufficiale dal Ministero dell’Agricoltura nel 1932.
Sfortunatamente, all’inizio del XX secolo la produzione vitivinicola montalcinese subì una battuta d’arresto. La produzione del Brunello riprese solamente dopo la Seconda guerra mondiale, diventando in pochissimo tempo celebre a livello internazionale. Nel 1966 il vino rosso fu insignito della DOC, che divenne DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) nel 1980.
L’ideale terroir collinare della Toscana
La zona di produzione del Brunello di Montalcino DOCG si estende per una superficie di 243,62 chilometri quadrati sulla collina di Montalcino. Questo piccolo comune situato a 40 km da Siena è racchiuso tra le valli dei fiumi Ombrone, Asso e Orcia, a circa 120 sul livello del mare.
Il terreno della collina di Montalcino è estremamente eterogeneo, in quanto creatosi durante diverse ere geologiche. Pertanto, a seconda della zona, il terroir è caratterizzato da arenarie, talvolta miste a calcare e galestro, oppure da argilla a tendenza sabbiosa.
Il clima di cui beneficiano le viti è di tipo mediterraneo prevalentemente asciutto con qualche influenza continentale, data dalla particolare posizione del territorio incastonato tra il mare e gli Appennini centrali. Sempre grazie alla posizione, le viti beneficiano di un vento costante ma leggero che permette di evitare la formazione di nebbia o gelate tardive.
La straordinaria qualità dei vini si deve sicuramente alle condizioni atmosferiche del territorio. Le temperature miti che accompagnano l’intero ciclo vegetativo assicurano una maturazione completa ma graduale dei grappoli, che possono così sviluppare tutta l’intensità che li contraddistingue.
I protagonisti della DOCG
Tra le numerose tenute viticole che hanno la fortuna di beneficiare di questo terroir d’eccezione, merita sicuramente una menzione d’onore Castello Banfi. Nato nel 1978 da un progetto dei fratelli italoamericani Harry e John Mariani, Banfi è a capo anche di altre proprietà nella zona del Chianti Classico, di Bolgheri e in Piemonte. I principi ispiratori dell’intera produzione vinicola solo il rispetto per il territorio e la volontà di esaltarne tutte le caratteristiche.
A concorrere alla celebrità di Castello Banfi vi è sicuramente Antinori Pian delle Vigne, che nel suo vitigno di 184 ettari si dedica esclusivamente alla vinificazione del Sangiovese, originando vini celebri per l’intensità aromatica, l’eleganza e la mineralità.
Produttore di spicco del Brunello è sicuramente Donatella Cinelli Colombini, unica tenuta italiana ad essere gestita unicamente da donne in un ambiente prevalentemente maschile. Nominata miglior produttore italiano nel 2003 dall’associazione italiana sommelier, Donatella Cinelli Colombini produce vini dallo stile inconfondibile. Dopo un periodo di invecchiamento di almeno due anni in botti, essi vengono lascati decantare prima di proseguire con l’affinamento in bottiglia. Questo lungo processo di produzione permette ai vini di sviluppare l’intenso profilo aromatico, l’eleganza e il notevole potenziale di invecchiamento che li contraddistingue.
Altri produttori riconosciuti a livello internazionale sono San Felice, Casanova di Neri, Frescobaldi, Altesino e molti altri.
Brunello di Montalcino DOCG, un vino che sa aspettare
Il vino Brunello di Montalcino DOCG viene prodotto esclusivamente con uve Sangiovese, la cui resa massima è di 80 quintali per ettaro; la DOCG dispone infatti di una superficie vitata limitata. A contribuire in modo sostanziale alla spiccata tannicità di questo vino è la lunga macerazione delle bucce, solitamente di 20-30 giorni, responsabile inoltre del caratteristico colore scuro.
La parola chiave per la creazione di questo vino è “pazienza”. Il periodo minimo di invecchiamento in botti di rovere ammonta a due anni, seguiti da un affinamento in bottiglia di altri quattro mesi, che diventano sei per la tipologia “Riserva”.
Secondo l’apposito Disciplinare di Produzione, il Brunello non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni dalla vendemmia, sei nel caso del “Riserva”. Proprio grazie a questo prolungato affinamento i tannini possenti e la densità di estratto vengono mitigati, trasformando il vino in uno dei più raffinati non solo d’Italia, ma del mondo intero.
Il Brunello di Montalcino si riconosce alla vista per il suo colore rosso rubino intenso tendente al granato con l’invecchiamento. L’intensità del colore si ritrova poi nel suo profumo, generalmente caratterizzato da sentori di sottobosco, vaniglia, frutti rossi e legno aromatico, mescolati tra loro in un armonico equilibrio. Al palato poi questo vino di grande struttura si presenta caldo e robusto, protraendosi a lungo su note sapide di felce e grafite. Decisamente uno dei più raffinati vini italiani.
Come servire il Brunello
Il Brunello di Montalcino DOCG si abbina perfettamente a piatti strutturati e di carattere come le carni rosse, ma anche a pietanze della cucina internazionale a base di carni o salse. Ancora, abbinamenti possibili sono piatti a base di selvaggine, eventualmente accompagnate da funghi e tartufi, o formaggi strutturati come il pecorino toscano.
Trattandosi di un vino particolarmente nobile e prezioso, è di fondamentale importanza conservarlo in cantina nel modo corretto. La bottiglia deve riposare orizzontalmente almeno per qualche settimana prima di essere aperta. Nel caso in cui si tratti di vini d’annata particolarmente giovani, al massimo 10-15 anni, è consigliata la decantazione. Se il Brunello ha più di 20 anni, la decantazione è sconsigliata poiché la conseguente ossigenazione potrebbe danneggiare il delicato bouquet.
Per mettere in risalto tutte le sue sfumature, si consiglia di servirlo in calici dalla forma ampia, preferibilmente di cristallo, per permettergli di respirare. La temperatura di servizio ideale è compresa tra i 18 e i 22°C.